Carlo Sgorlon, scrittore e narratore Friulano

L'epica

Sgorlon con Il trono di legno comincia a rinnovare il romanzo italiano ed europeo, diventato asfittico e inaridito, perché attinge a una cultura piatta e priva di spessori. Riscopre i vasti orizzonti dell’epica, della civiltà contadina, del vivere a contatto con la natura e la fantasia. Con Regina di Saba (1975) ritrova gli archetipi dell’amore duraturo e della donna eterna, legata a sentimenti che non si consumano, contro l’effimero consumistico, introdotto dalla cultura moderna, anche in questo lato della vita.

Le sue strutture poetiche d’ora in poi saranno sempre epiche. L’epica infatti è lo schema narrativo adatto a rappresentare sentimenti e valori condivisi da un gruppo e, meglio ancora, da un popolo intero.

Secondo la poetica contemporanea l’epica non è più possibile, perché la visione moderna è irreparabilmente individualistica ed ha rinunciato a una visione d’assieme e armoniosa del mondo, di cui ormai si possono conoscere soltanto i frammenti e i fenomeni sparsi. Sgorlon, qui come altrove, è decisamente controcorrente. Resosi conto che la visione soggettiva conduceva all’ individualismo più esasperato e progressivamente al nulla filosofico e poetico, reagì al Decadentismo, ormai centenario, recuperando l’epica.

In tal modo egli poté raccontare storie di comunità, di famiglie, di paesi e di popoli interi Gli dei torneranno (1977) è la storia di un friulano avventuroso che ritorna in patria, riscopre le proprie radici e racconta la storia di un popolo, che nessuno aveva mai raccontato in precedenza. Aedo e rapsodo vagabondo, dopo il ritorno sente il compito, grandioso e sacrale, di raccontare le vicende del suo popolo. La gente friulana ha la vocazione a realizzarsi per mezzo del lavoro. Ben pochi avevano finora tentato di raccontarne la storia attraverso l’epica del lavoro e dell’emigrazione.

in Friuli non molti se ne sono accorti, ma Sgorlon è il primo scrittore totalmente friulano che abbia tentato di costruire un vasto ciclo epico attraverso i momenti eminenti, spesso tragici, della storia del suo popolo.

Epica è La carrozza di rame (1979), storia di novant’anni di una famiglia contadina friulana attraverso cinque generazioni; essa si conclude con il tragico terremoto del 1976. E’ una vicenda che mostra il modificarsi della società, il passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale, ma anche la ripetitività inconsistente, vana e retorica, della storia.

Epica è La conchiglia di Anataj (Premio Supercampiello del 1983) che alcuni critici giudicano il capolavoro di Sgorlon e che racconta l’epopea dell’emigrazione friulana in Siberia, all’epoca della costruzione della prima ferrovia transiberiana.

Epica è L’armata dei fiumi perduti (Premio Strega 1985, ristampato 23 volte) una vicenda che alla fine della seconda guerra mondiale vide il tragico incontro-scontro tra il popolo friulano e quello cosacco, patetico invasore portato in Friuli dai Tedeschi, da essi ingannato, perché illuso di trovare in Friuli una nuova patria.

Epica è L’ultima Valle storia leggendaria della costruzione della diga sul Vajont, in Valcellina e della distruzione apocalittica dei paesi di Erto, Casso e Longarone.

Epica, legata alla guerra mondiale, è anche La foiba Grande del 1992, che racconta le terribili vicende dell’Istria e della sua gente dal 1939 al 1947.

I libri di Sgorlon, veduti nel loro complesso, rappresentano un corpus epico che il Friuli non aveva mai posseduto: in esso trovano spazio e risonanza tutti i grandi motivi della storia friulana: le tante invasioni subite, le grandi sventure, come il terremoto e il Vajont, le guerre mondiali, le emigrazioni in ogni lato del pianeta, gli echi degli avvenimenti più remoti, le risonanze di infinite leggende. Ma in essi appaiono anche gli spessori quotidiani, a volte aspri e densi di sapori, della civiltà contadina, con le sue superstizioni e la visione magica e religiosa del mondo. E appaiono i rapporti con i popoli vicini, gli austriaci, i tedeschi, gli sloveni e le minoranze slave e tedescofone, che vivono in Friuli

Il Friuli è terra di frontiera, di complessi rapporti etnici con le popolazioni confinanti e con le minoranze etniche, che fanno di essa una regione esemplare ed esponenziale nella Mitteleuropa contadina.